Intervista a Elisabetta Barletta, fumettista
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di Mario Avagliano
La giovane promessa del fumetto italiano è una salernitana dagli occhi scuri e il viso pulito. Si chiama Elisabetta Barletta, ha 27 anni, ed è la fidanzata del grande fumettaro Bruno Brindisi. Il 7 febbraio le edicole di tutta Italia metteranno in vendita il nuovo albo di John Doe, una sorte di Tom Cruise colpito dall’ingrato destino di essere il braccio destro della morte, che è stato interamente disegnato da lei. Intervistata da la Città, Elisabetta racconta che la sua passione per il disegno è nata sui banchi della scuola materna. E dopo il contratto con la casa editrice romana Eura, che pubblica anche le riviste Lanciostory e Skorpio, giura “di non fermarsi più”.
Lei è nata in Basilicata, ma vive dall’età di otto anni a Salerno.
Sì, mi sento salernitana. Ho frequentato la scuola media Quagliariello di Torrione, praticamente sotto casa, ed anche gli amici più cari sono della zona. Spesso ci incrociamo per strada e sembra che gli anni non siano passati dal momento che sono stati degli anni molto divertenti per noi, il solo incontrarci ci mette di buon umore! Poi alle superiori ho cambiato zona, il Carmine, al liceo scientifico G. Da Procida, anni abbastanza movimentati (considerando anche l’età critica della crescita!). Qui i ricordi spaziano tra i compagni, i prof, le gite, le occupazioni, i cortei, gli scioperi ed il ritrovo in piazza S.Francesco…
Com'è nata la sua passione per il disegno e per il fumetto?
Ho iniziato a disegnare alla scuola materna, conservo ancora qualcosa che non si discosta molto dai disegni di adesso! Il disegno mi ha sempre accompagnata, ma anche se ho scoperto i fumetti in tenera età, mi ci sono dedicata completamente solo dopo la maturità scientifica.
Quali soggetti o personaggi disegnava da bambina?
Beh, copiavo i personaggi dei fumetti o dei cartoni animati (e questi sono tanti…ancora ricordo le sigle!). Al liceo, invece, mi dedicavo alle caricature dei prof. Ma poi ho smesso il giorno in cui è capitata tra le mani del professore di filosofia! E’ finita che me l’ha chiesta in regalo autografata…
Di quali fumetti era appassionata da adolescente?
Leggevo un po’ di tutto, come adesso: ovviamente John Doe, la rivista Skorpio, alcune testate bonelliane come Dylan Dog, Dampyr, Magico Vento, Napoleone, Gea, poi qualche albo americano (decido in base al disegnatore), la rivista Vertigo, anche qualcosa della Disney come Witch e Monster Allergy. Mi piace collezionare alcune serie cartonate… da bambina il Giornalino ed il Corriere dei Piccoli.
Dopo la maturità si è iscritta alla scuola internazionale di Comics di Roma. Che tipo di esperienza è stata?
L’ho frequentata per tre anni, facendo la pendolare dal ‘95 al ’98. È stata sicuramente un’esperienza stancante ma molto stimolante. Ho conosciuto molti ragazzi che venivano da tutta Italia. La scuola in questi casi è importante soprattutto perché ti da’ la possibilità di confrontarti con altri ragazzi con la stessa passione.
Come ha vissuto il distacco da Salerno?
Non è stato un vero e proprio distacco, praticamente metà settimana ero a Roma e il resto a Salerno. L’aspetto negativo è stato di non poter vivere a pieno l’ambiente romano e l’allontanamento dai compagni di scuola di Salerno… Però ho molti ricordi legati ai viaggi in treno, facevo parte di un gruppo di pendolari. Era come una classe, ma con persone di età diversa!
Chi sono stati i suoi maestri?
Riguardo la mia formazione non ho dei riferimenti precisi, perché a fasi alterne sono stata affascinata da moltissimi disegnatori. I maestri dai quali ho imparato il metodo di lavoro sono principalmente gli esponenti della “scuola salernitana di fumetto”.
Quando ha esordito nel mondo dei fumetti?
Per un paio di anni mi sono dedicata ai concorsi di fumetti, ho realizzato disegni per magliette, adesivi, loghi, striscioni ed illustrazioni per libri di vario genere. L’esordio nei fumetti è recente… circa tre anni fa: ho pubblicato un paio di episodi fantasy per l’Edizioni Orione (una casa editrice di Torino), ed ho inchiostrato il n.1 della serie Laura Melies (edita dalle Edizioni Saviolo di Vercelli).
In che momento la carriera di fumettista è cominciata a diventare per lei una cosa seria?
Lo è sempre stata, nel senso che l’ho deciso e ho lavorato molto per realizzare il sogno. Diciamo che da circa un anno l’impegno è diventato costante e spero di non fermarmi mai!
Qual è il lavoro di cui va più fiera?
Sicuramente è il mio primo albo di John Doe, per una questione affettiva perché rappresenta il primo lavoro importante. Graficamente non posso rispondere perché se sono soddisfatta della mia tavola giornaliera il giorno dopo non lo sono più… ma questo è un male comune a quasi tutti i disegnatori!
Quali sono i personaggi che predilige?
Beh…sicuramente quelli che disegno, oltre John Doe, che è un tipo molto fascinoso dal momento che ha il volto di Tom Cruise, ci sono una serie di personaggi altrettanto importanti nella serie: Morte, Guerra, Fame, Pestilenza (i cavalieri dell’apocalisse per chi non conoscesse la storia), Tempo, ed altri comprimari molto ben caratterizzati.
Qual è l'autore di sceneggiature che preferisce?
Attualmente Brian Azzarello, in coppia col mio disegnatore preferito Eduardo Risso.
Se dovesse scegliere i tre mostri sacri del fumetto italiano...
Questa è facile, però mi allargo: Bruno Brindisi, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Corrado Mastantuono, Mayo, Pasquale Frisenda… e ce ne sono ancora…
Qual è la sua tecnica di disegno?
E’ abbastanza semplice nel senso che lavoro molto sulle matite che tento di fare il più precise possibili e poi la china è poco più che un ripasso, aggiungo i neri pieni senza sfumature..mi piace molto il contrasto bianco nero netto.
E il suo metodo di lavoro?
Dunque, leggo tutta la sceneggiatura, faccio delle bozze in piccolo delle tavole, cerco materiale fotografico da riviste o internet, faccio gli studi dei personaggi se necessario, disegno la tavola a matita e poi inchiostro.
Conta il fatto di essere una donna nel mondo dei comics? Oppure il sesso non ha importanza?
Considerando che la stragrande maggioranza dei disegnatori sono uomini, il fatto di essere donna può avere dei vantaggi… per esempio gli editori sono meno feroci nel dirti “non va bene”! Nello staff di John Doe attualmente sono l’unica disegnatrice e mi sento un po’ la mascotte del gruppo, ed in effetti i miei colleghi hanno un tono sicuramente più gentile nei miei confronti… Un po’ mi dispiace, perché in fondo resto un maschiaccio!
Si parla di scuola salernitana dei fumetti. Esiste davvero e chi ne sono gli esponenti più interessanti?
Non esiste una scuola, diciamo che esiste un gruppo di disegnatori salernitani (cresciuti assieme confrontandosi) che hanno fatto scuola nel senso che hanno influenzato la nuova generazione di fumettari. Citerei Bruno Brindisi, Luigi Coppola, Roberto De Angelis, Luigi Siniscalchi, Raffaele Della Monica.
A parte lei, ci sono nuovi talenti emergenti?
C’è un giovane salernitano già emerso, Luca Raimondo, che collabora con la Bonelli per la testata Jonathan Steele.
Salerno negli ultimi anni è cambiata molto. In meglio o in peggio?
Di sicuro esteticamente è migliorata, per il resto ho notato più iniziative legate all’arte.
Ha mai disegnato Salerno nelle sue tavole? Ha progetti legati alla città?
No, non mi è mai capitato, ma mi piacerebbe. Perché no?
Si può vivere di fumetti?
Direi di sì, almeno io ci spero!
Oltre ai fumetti, che hobby o passioni coltiva?
Nel tempo libero mi piace viaggiare, andare in giro con gli amici, vado spessissimo al cinema. Ho anche praticato kick boxing, anche se ho dovuto smettere per mancanza di tempo. La mia vera passione sono però i Nativi Americani, leggo il più possibile sull’argomento e ogni tanto realizzo illustrazioni sul tema.
Come si lavora al fianco di Bruno Brindisi? Il rapporto di coppia è un vantaggio o uno svantaggio?
Molti affermano che non è un bene stare sempre in contatto, soprattutto nel lavoro, ma noi forse rappresentiamo l’eccezione. Dipenderà dal fatto che non lo consideriamo proprio un lavoro, siamo fortunati, facciamo quello che ci piace e ci divertiamo. I nostri tavoli sono divisi dallo stereo che è perennemente acceso, alterniamo ore di silenzio nelle quali siamo concentrati a disegnare a altre in cui cantiamo o ci prendiamo delle pause,per questo siamo attrezzati: tra macchina per il caffè, frigobar, videoregistratore, computer, play station e le visite degli amici…
Una curiosità: come vi siete conosciuti?
Ovviamente per lavoro, ma siamo legati sentimentalmente da poco più di due anni.
Che tipo è Bruno Brindisi, come carattere?
Direi che è proprio un bel tipo! È una persona estremamente interessante, curioso, gli piace informarsi in generale, è un piacere parlare con lui, è stimolante intellettualmente… ma ha anche qualche difettuccio. Ha dei modi brutali nel criticare i disegni, non potrebbe mai insegnare, la pazienza non è una sua dote!
Che sta facendo adesso Elisabetta Barletta? Lavori attuali, progetti...
Attualmente sto lavorando al numero 17 di John Doe, poi mi toccherà il numero 24 e poi altri progetti, che non rivelo per scaramanzia. In più sarò docente a Potenza per un corso di fumetto finanziato dalla provincia in collaborazione con la scuola italiana del fumetto di Napoli.
(pubblicato su "La Città" di Salerno nel gennaio 2004)
Scheda biografica
Elisabetta Barletta nasce il 30 luglio del 1976 a Policoro ( PZ) , in Basilicata. Vive i primi anni dell’infanzia in Calabria per poi trasferirsi definitivamente a Salerno, nel 1984. Diplomatasi al liceo scientifico “Da Procida”, dal 1995 al 1998 frequenta la Scuola Internazionale di Comics di Roma. Entrata in contatto con alcuni esponenti della Scuola Salernitana di Fumetto, esordisce come fumettista con il n. 8 della prima serie di Ares per Ed. Orione, per cui disegna anche il n. 3 di "Klaus, il principe dei non Morti". Per Edizioni Saviolo inchiostra le matite di Daniele Statella nel n. 1 di "Laura Melies" . Il 7 febbraio uscirà in edicola il suo nuovo albo, il numero nove della serie John Doe, edito dalla casa editrice romana Eura (che pubblica anche le riviste Lanciostory e Skorpio).
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