Logo
Stampa questa pagina

I giovani e la Repubblica di Salò. «Una rivincita generazionale»

di Pietro De Leo

«L’Italia di Salò. 1943-1945»è il titolo di un saggio, edito da Il Mulino, di Mario Avagliano e Marco Palmieri, entrambi giornalisti e storici. Ma, soprattutto, è un tentativo riuscito di rileggere con oggettività quei due anni che vanno dall’8 settembre del ’43,data dell’armistizio con le forze alleate, all’aprile del ’45, quando il 28 del mese Benito Mussolini venne fucilato. Era l’Italia, appunto, della Repubblica Sociale Italiana, un Paese disegnato dai tratti della presenza dell’esercito tedesco, nel Centro-Nord, alleato, a Sud (risalendo lungo lo Stivale) e della guerra civile. "Repubblichini" contro partigiani. Ma è l’Italia in cui circa mezzo milione di giovani fecero la scelta di difendere, fino all’ultimo, quell’ideale di Patria che il fascismo aveva forgiato. È dunque in questo solco che si snoda il lavoro di Avagliano- Palmieri, uscito nelle librerie da qualche settimana e ieri presentato a Roma, presso la Biblioteca di Storia Moderna e contemporanea. A coordinare i lavori il giornalista di Radio Rai Ruggero Po.

Avagliano va subito al punto, spiegando la differenza con molte precedenti rese storiografiche del periodo di Salò: «Molti libri sull'argomento sono stati scritti da ex partigiani o da reduci. Perciò le visioni erano quelle di uno Stato fantoccio o di una Repubblica necessaria ». Questo lavoro, invece, va oltre, proprio perché fa parlare le fonti: lettere, resoconti di polizia, diari, dispacci di regime. Da cui si ricostruisce come quella dell’adesione fu una scelta dettata da un forte influsso generazionale: si aderiva, spiegano gli autori, per una sorta di rivincita contro la categoria del tradimento, incarnata dall’armistizio dell’8 settembre. Si aderiva, chiaramente, anche per ideologia, per conseguenza pratica dell’indottrinamento.

E sul punto insiste Mauro Canali, docente di storia contemporanea all’Università di Camerino, che sottolinea come scorrendo le lettere alle famiglie di molti ragazzi di Salò si notano dei ricorrenti topoi linguistici tipici della propaganda di regime, come fossero stati inculcati nel linguaggio. «Ci sono dei riferimenti che ricorrono continuamente », spiega Canali, «e anche questo testimonia la forza del mito mussoliniano e del mito fascista». E ancora, sottolinea Canali, la peculiarità di questo libro è che «la sostanza viene data dai cittadini comuni», in pratica, «è un libro sui giovani». L’ossatura generazionale della RSI si ritrova anche nei profili di quei nomi che hanno fatto, in vari campi, la storia del nostro Paese e che poi presero strade diverse: da Giorgio Albertazzi a Dario Fo, da Raimondo Vianello a Giorgio Bocca.

Quella di Salò fu anche una storia di donne, repubblichine e partigiane. A metterlo in evidenza è Michela Ponzani, storica, conduttrice del programma «il tempo e la storia» su Rai Storia. Nell’esperienza di Salò, «lo stupro era un’arma di repressione politica», spiega Ponzani, riportando delle testimonianza di un giovane aderente alla RSI che raccontava le angherie contro una donna partigiana trattenuta in arresto in una caserma. Tuttavia, accanto a questo c’era anche la partecipazione di tante donne al progetto di Salò, e venivano variamente impiegate, o come segretarie, traduttrici e i lavori «di retrovia», oppure in prima linea o nell’articolata e capillare attività di delazione, che segnò nel profondo l’esperienza repubblichina. Altro aspetto rilevante del volume, l’analisi delle varie esperienze regionali che sorsero qui e là per l’Italia a sostegno dell’esperienza di Salò. Dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Calabria a la Campania, questo a smentire la vulgata che vuole la fase repubblichina come espressamente circoscritta al territorio sul Garda.

Sulla complessità del lavoro storiografico pone l’accento proprio Marco Palmieri: «Dopo l’8 settembre la confusione in Italia era enorme», evidenzia mettendo in luce come la mancanza di ordini precisi avesse fatto piombare l’esercito nel disordine più totale. E non è un mistero, dunque, come tra le motivazioni che spinsero molti giovani ad abbracciare la Repubblica Sociale vi fosse anche una profonda insoddisfazione verso i vertici militari dell’epoca. Tutto questo lo si ravvisa attraverso la ricostruzione puntuale delle fonti che hanno messo in atto i due autori. «Il nostro - spiega- Palmieri, non è un libro né di destra né di sinistra. E forse per questo ha ottenuto delle recensioni positive dalla stampa di qualsiasi orientamento politico-culturale. Una lettura senz’altro utile in vista del 25 aprile, quando come al solito sulla conquista della memoria condivisa prevarrà l’infuriare di una guerra ideologica dove il vincitore di oggi coincide, immancabilmente, con quello di allora.

(Il Tempo, 19 aprile 2017)

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.200.
© I testi del sito sono protetti dal Copyright - Leggi Proprietà Intellettuale

Sito web realizzato da Gabriele Pantaleo