Intervista a Vincenzo Capezzuto, ballerino
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di Mario Avagliano
Vittoria Ottolenghi, la più grande critica italiana di danza, lo definisce il “Prometeo della danza, colui che ha rubato la favilla della danza agli dei da donare ai giacenti mortali di Salerno”. E aggiunge: “E’ leggero come uno spiritello dell’aria”. Il salernitano Vincenzo Capezzuto, 26 anni, chioma bionda e lineamenti delicati, è uno dei ballerini più promettenti a livello europeo, e può già vantare un brillante curriculum internazionale. Si è diplomato alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, sotto la guida di Anna Razzi, e ha danzato nell'English National Ballet, con il Balletto della Scala e con il Ballet Argentino di Julio Bocca. Capezzuto è considerato l’incarnazione dello stile Bournonville (il maggiore coreografo di tutti i tempi): ballon, velocità, leggerezza, e perfino una composta grazia neoclassica…
La sua famiglia è salernitana?
Mio padre Francesco Paolo è originario di Castellabate e mia madre Angela Laurino è di Salerno città. Lavorano tutti e due in ambito ospedaliero, all’Ospedale del San Leonardo. Io solo per caso sono nato a Solofra, perché in quel periodo mia madre si trovava lì, ma sono cresciuto a Salerno, nel quartiere di Pastena.
Com’è entrata la danza nella sua vita?
Credo che sia una predisposizione naturale. I miei genitori raccontano che già all’età di 2-3 anni, quando vedevo Heather Parisi in televisione, mi mettevo a ballare per casa. Nessuno dei miei parenti ha avuto mai a che fare con la danza. Invece la musica è una passione di famiglia, con la sola eccezione di mio padre, che ha sempre avuto altri interessi, come il calcio e la politica, e ha militato a lungo nella Dc, lavorando nella segreteria di Michele Scozia.
E il suoi genitori l’hanno incoraggiata? Oppure hanno fatto come il padre burbero di Billy Elliot?
Mi considero fortunato. Se oggi sono un ballerino, lo devo ai miei genitori, e in particolare a mio padre. Furono loro a mandarmi ad una scuola di danza a Salerno. E quando i miei primi insegnanti dissero a mio padre che avevo talento, fu lui a volere il meglio per me e a procurarmi un’audizione al Teatro San Carlo di Napoli.
A che età ha iniziato a frequentare la Scuola di Ballo del San Carlo?
Ho cominciato a 11 anni e poi, a 18 anni, mi sono diplomato. Ricordo che al San Carlo mi trovai catapultato in un mondo estremamente professionale, dove vigevano la disciplina e il rigore. Ho avuto la fortuna di studiare sotto la guida di una insegnante magnifica come Anna Razzi, che, con la sua esperienza e il suo incoraggiamento, mi ha dato stima e fiducia ed è stata ed è tuttora una delle persone più importanti della mia carriera professionale.
Nel 1997, conseguito il diploma, arrivò il giorno del suo debutto ufficiale, in “Te voglio bene assaje” di Luciano Cannito e Roberto De Simone. Come se lo ricorda?
Ero appena uscito dalla scuola, ed essere scelto subito come solista di uno spettacolo così importante, fu una grande emozione. Il giorno del debutto ero tranquillo. Mi sentivo preparato. E poi, in fondo, giocavo in casa, visto che ero cresciuto sul palco del San Carlo. Forse un pizzico di tensione in più ci fu quando calcai le scene del Donizetti di Bergamo e del Teatro La Scala di Milano...
L’anno dopo venne chiamato a Londra, nell'English National Ballet.
L’approdo al'English National Ballet è stato per me una straordinaria occasione di crescita professionale. A Londra ho avuto anche momenti difficili, perché era un ambiente competitivo, anche “cattivo” per certi versi, ma - tutto sommato - mi sono trovato bene, anche se ho sempre avuto una grande voglia di tornare nella mia Salerno.
Come ha conosciuto il grande ballerino argentino Julio Bocca?
Bocca è sempre stato il mio mito. Quando ero ragazzo, consumavo le cassette con le registrazioni delle sue esibizioni. Così, quando in occasione di un gala a Bordeaux, Hernan Piquin, uno dei primi ballerini del Ballet Argentino, mi disse che Julio cercava ballerini per la sua compagnia, preparai di corsa un video e glielo consegnai. Dopo solo due giorni, Bocca mi chiamava ed entravo nella compagnia. Ricordo che, all’inizio, avere Bocca come direttore mi faceva tremare le gambe. Poi siamo diventati amici e ho scoperto che è una persona sensibile e alla mano. Non a caso ha sangue italiano nelle vene... Certo, come artista è esigente. In sala prove non fa sconti a nessuno.
Com'è stata l’esperienza con il Ballet Argentino?
Stimolante, anche se faticosa. Il repertorio del Ballet Argentino è vastissimo, va dai grandi classici fino a Balanchine e a Martha Graham. Abbiamo tenuto spettacoli anche per tre mesi di seguito, senza interruzioni, per un totale di 180 recite all'anno. Fare tournée in tutta l’America, da Buenos Aires a New York, mi ha permesso di prendere confidenza con il pubblico e di crescere professionalmente. Una cosa che non riesco a dimenticare, erano i boati da stadio che chiudevano i nostri spettacoli all’auditorium di Buenos Aires. Erano da brividi!
Lo spettacolo che ricorda con più orgoglio?
La rappresentazione dell’opera di Jean Paul Scarpitta “Persephone” all’anfiteatro Epidauro in Grecia, con Isabella Rossellini e Gerard Depardieu. Ballare in quel contesto storico, con l’orchestra del San Carlo, con attori di quella levatura e nell’atmosfera suggestiva di un teatro all’aperto, mi ha fatto toccare il cielo con un dito...
Vincenzo Capezzuto è un ballerino più classico o moderno?
Entrambi. Nasco come ballerino classico, ma mi piace spaziare dal classico al contemporaneo, anche perché ritengo che un ballerino si deve mettere alla prova in tutti i generi.
Che cos’è per lei la danza?
E’ il modo più facile di comunicare i miei sentimenti. Quando ballo, riesco ad essere me stesso fino in fondo, ad esprimere quello che sono. Poi per me la danza è anche felicità e piacere. Mentre ballo, mi sembra di essere leggero come una piuma, ho quasi l’impressione di volare.
Sogni nel cassetto?
Essere protagonista di un musical. Vorrei cantare e ballare insieme.
Nello spettacolo Barmoon - The cage di Fabrizio Monteverde, canta e balla...
E’ vero, apro lo spettacolo cantando una canzone di Kurt Weil, poi canto una canzone francese e infine concludo con una bellissima canzone popolare calabrese. A luglio porteremo questo spettacolo al Maschio Angioino, nell’ambito della stagione estiva del San Carlo.
Lei ha rapporti anche con Roberto De Simone.
Un giorno Roberto De Simone mi ha sentito cantare e così mi ha proposto di fare qualche cosa con lui. Con un musicista del San Carlo, Vincenzo Caruso, che ha un gruppo, Caruso Pop Ensemble, ho fatto alcune serate, siamo stati anche a Telethon, e abbiamo inciso un CD con 16 canzoni.
Programmi futuri?
Il 14 e il 15 maggio sarò a Reggio Emilia, con la M-M Company diretta dal coreografo Michele Merola. Poi mi esibirò come protagonista al San Carlo in Ma Pavlova, di Roland Petit. Infine, il 30 luglio sono stato invitato al festival di Roscigno per ritirare il premio come ballerino dell’anno.
Nel frattempo segue anche le attività di un’associazione per la danza, che ha sede a Salerno.
Nel 2001 il Comune di Salerno mi ha chiesto di organizzare un Gala. E’ stato un grande successo, e in quella occasione alcune persone sono venute da me lamentando il fatto che nella nostra città la danza quasi non esiste. L'Associazione Futuro Danza è nata così. Il presidente è mio padre, ma i soci sono tutte persone appassionate di danza. Si organizzano spettacoli, stage e concorsi di danza. Siamo già giunti alla quinta edizione del Gala. L’anno scorso abbiamo dato vita anche a una compagnia juniores, 15 ragazzi dai 15 ai 18 anni che vengono da tutta la Campania e anche da altre regioni. Io dedico a loro il tempo che posso, a seconda dei miei impegni.
C’è qualche giovane talento?
Ne citerei almeno due: Benedetta Imperatore e Salvatore Manzo, un ragazzo che ha vinto il primo premio al concorso internazionale di danza di Spoleto e una borsa di studio al Royal Ballet.
Come le sembra la Salerno di oggi?
Urbanisticamente mi piace di più di prima. Amo il centro storico e anche la zona di Pastena. Dal punto di vista del traffico, la trovo peggiorata. Troppe automobili e pochi parcheggi. Forse quando sarà realizzata la metropolitana, la situazione migliorerà.
Nel 2004 lei ha lasciato il Ballet Argentini ed è tornato al Teatro San Carlo di Napoli.
Io sono ballerino del San Carlo. Avevo preso due anni di aspettativa e dovevo rientrare. Non sono dispiaciuto. Mi sono trovato benissimo con la nuova direttrice, la signora Terabust, che è stata una grandissima ballerina.
Perché usa il verbo al passato?
Perché sono arrivato ad una nuova tappa della mia carriera. Ai primi di settembre lascerò il San Carlo, almeno per un po’. Sono stato scritturato dall’Ater Balletto di Reggio Emilia, di Mauro Bigonzetti, una delle migliori compagnie di danza a livello europeo e mondiale.
(La Città di Salerno, 1 maggio 2005)
Scheda biografica
Vincenzo Capezzuto nasce a Solofra il 23 aprile 1979, ma cresce e si forma a Salerno. Inizia gli studi di danza all’età di 11 anni, presso la Scuola del Teatro San Carlo di Napoli diretta da Anna Razzi. Nel 1995 vince la Borsa di studio del Teatro in occasione del primo saggio della scuola di ballo. Nel 1997, dopo essersi diplomato brillantemente (29/30), danza già come solista nella compagnia del Teatro stesso in “Te voglio bene assaje” di Luciano Cannito e Roberto De Simone. Danza anche al Teatro Donizetti di Bergamo e al Teatro alla Scala di Milano. Nel 1998 entra a far parte dell’English National Ballet danzando Romeo e Giulietta di Derek Deane. È ingaggiato dal Teatro alla Scala di Milano per il Balletto Cenerentola di R. Nurejev, interpretando ruoli da solista. Nel 1999 torna all’English National Ballet, dove per sei mesi va in scena con il balletto Il lago dei Cigni in tournée in Australia, Cina ed Inghilterra. A settembre si classifica primo al Concorso per stabili nel Teatro San Carlo e danza ruoli da solista e primo ballerino nei balletti: Napoli, La Bella Addormentata, Tarantella, Schiaccianoci, Cassandra, Donizetti Varations, Rhapsody, Tram chiamato desiderio... Nell’agosto 2000 riceve il Premio “Positano-Danza Leonide Massine” come giovane talento emergente ed il premio danza “Enzo Avallone”. Nel settembre 2000 la rivista internazionale di danza “Dansa Conservatoire” lo nomina promessa dell’anno dedicandogli la prima pagina. Nel settembre 2001 partecipa come primo ballerino all’opera di Jean Paul Scarpitta “Persephone” al Teatro San Carlo e al Teatro Epidauro in Grecia, con Isabella Rossellini e Gerard Depardieu. Nella stagione 2002/2003 entra a far parte del Ballet Argentino diretto da Julio Bocca in qualità di Primo Ballerino, partecipando ai balletti: The River (A.Ailey) Desde Lejos (M.Wainrot) Repercussiones (A.M.Stekelman) Night Chase (C.Walker) Encuentros (R.Hill) Donizetti Variationes (G.Balanchine) Thaikovsky pas de deux, Il Corsaro, Coppelia etc.. Realizza insieme al Ballet Argentino tournée in America Latina, Stati Uniti ed Europa.