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Intervista ad Antonio Ferraioli, industriale

di Mario Avagliano
 
Il gruppo La Doria è uno dei principali player europei del settore del pomodoro, dei legumi e dei succhi di frutta. I numeri parlano da soli: mezzo secolo di vita, un fatturato consolidato di 380 milioni di euro, cinque stabilimenti dislocati in parte in Campania e in parte in Emilia Romagna, una società di trading controllata nel Regno Unito, partnership con colossi del settore alimentare come Heinz e Gerber Foods, circa 1200 dipendenti fissi o stagionali. Presente nelle più importanti catene della grande distribuzione e del discount sia in Italia che all'estero, La Doria è il primo produttore italiano di legumi in scatola ed il secondo produttore di derivati del pomodoro e succhi di frutta. A guidare il gruppo dalla sede centrale di Angri, in via Nazionale, è l’amministratore delegato Antonio Ferraioli, 51 anni, sposato, angrese di nascita, anche se residente a Cava de’ Tirreni. 
 
Com’era la Angri della sua infanzia e come ricorda quel periodo? 
Molto diversa da oggi, aveva forse un aspetto più  “rurale” ma francamente la trovo cambiata in peggio: il disordine urbanistico ed il traffico sono i tratti distintivi in negativo della Angri attuale.
Com'è nata la Doria? Qual è la sua storia come industria? 
La Doria è nata nel 1954 ad opera di mio padre Diodato Ferraioli. All’epoca l’Agro-Nocerino-Sarnese era un’area con un’agricoltura molto fiorente  e le industrie di trasformazione nascevano  per trasformare la materia prima agricola in prodotti (in quel periodo soprattutto pomodori pelati) con un mercato crescente sia in Italia che all’estero. Oggi La Doria è una realtà con un fatturato consolidato di 380 milioni di euro e 5 stabilimenti produttivi in Italia.
Lei personalmente quando e come mosse i primi passi nel mondo dell'industria?
Ho iniziato a lavorare in azienda molto giovane, subito dopo il diploma di scuola media superiore.
Come ha fatto la famiglia Ferraioli a trasformare La Doria in uno dei principali gruppi italiani leader nella produzione e commercializzazione di derivati del pomodoro, di legumi in scatola, di succhi di frutta?  
Il nostro è un settore in cui, a mio avviso, la dimensione è un elemento fondamentale per la competitività. I nostri prodotti vengono distribuiti dalle catene della Grande Distribuzione Organizzata. Tali operatori sono di dimensioni molto rilevanti e richiedono un servizio ed una qualità sempre all’altezza oltre ad esercitare una continua pressione al contenimento dei costi d’acquisto. Solo dimensioni rilevanti possono assicurare le economie di scala e gli investimenti necessari per essere competitivi sul mercato. Inoltre, i nostri sono prodotti a basso valore aggiunto e con un mercato ormai maturo . Pertanto, in tale contesto la dimensione aziendale è sempre più un fattore critico di successo. Partendo da questo presupposto abbiamo sempre cercato di investire al fine di avere non solo volumi maggiori ma anche una diversificazione produttiva. Di recente la quotazione in Borsa, risalente a novembre 1995, ha fornito all’epoca i mezzi per supportare in maniera adeguata, dal punto di vista finanziario, tale crescita.
Il fatturato della Doria viene realizzato per il 34,2% sul mercato domestico e per il 65,8% all'estero. Come siete riusciti a creare questa rete internazionale di commercializzazione del prodotto?  
Il nostro è un comparto fortemente orientato all’export e sin dall’inizio la nostra azienda è stata orientata alla vendita sui mercati esteri. Oggi esportiamo in numerosi Paesi e controlliamo una società di trading nel Regno Unito.
Quanto conta la dimensione familiare in un'impresa come la vostra? 
Ritengo il capitalismo familiare uno dei fattori che ha maggiormente contribuito alla crescita economica del nostro  Paese. Ritengo, però, che tale capitalismo debba essere oggi più aperto rispetto al passato. Vi è bisogno di più trasparenza, maggiore comunicazione, apertura anche a capitali esterni (Borsa, Venture Capital, Merchant Banking), tutti fattori indispensabili per garantire la crescita e la sopravvivenza aziendale. Vi è bisogno di capire  sino in fondo che l’azienda deve essere qualcosa di realmente autonoma dalla figura dell’imprenditore e deve essere  in grado di sopravvivere allo stesso. Vi è  bisogno di organizzazione e di managerialità
Quanto è difficile fare impresa nel Mezzogiorno e particolarmente a Salerno e in Provincia? 
I problemi sono quelli sul tappeto ormai da anni: carenze di infrastrutture, assenze di aree industriali degne di questo nome, iter burocratici lenti, scarsa attenzione delle istituzioni, anche a livello locale, alle problematiche dell’impresa. 
Come giudica l'attuale stato dell'economia italiana?
A livello nazionale stiamo pagando le ridotte dimensioni delle ns. imprese, l’assenza di “campioni nazionali” leader a livello mondiale nei propri settori, la scarsa presenza nei comparti più avanzati e maggiormente innovativi. Non vi è stato, inoltre, a livello politico negli ultimi anni un’attenzione alla crescita delle imprese, non vi sono stati provvedimenti quali la riduzione della tassazione sulle imprese e la riduzione del costo del lavoro, il completamento delle privatizzazioni, la promozione di una reale concorrenza nel settore delle “utilities”.  Tale inerzia ha provocato una drastica caduta degli indici di competitività del nostro Paese ed una crescita economica dell’Italia nettamente inferiore a quella degli altri paesi europei.
E in che condizioni si trova il sistema economico salernitano?
L’economia salernitana vive attualmente un momento critico. Vi è stata la chiusura di alcune imprese che garantivano una notevole occupazione sul territorio, altre sono in crisi, lo stesso settore conserviero attraversa una difficile congiuntura.
Ci sono altri imprenditori salernitani che hanno la possibilità e la capacità di esportare il loro marchio a livello nazionale e internazionale?
Nel salernitano ci sono imprenditori validissimi ed anche marchi molto noti; per rimanere nel settore alimentare, basti citare la Pasta Amato che da decenni è presente sul mercato nazionale ed estero.
Quali sono i prossimi obiettivi economici della Doria? 
La Doria deve continuare nel suo processo di crescita. Attualmente siamo impegnati in un consolidamento e razionalizzazione della struttura produttiva e societaria volta alla riduzione dei costi e ad una maggiore efficienza ed efficacia gestionale. Si tratta di una fase propedeutica ad una ulteriore  successiva espansione.
State lavorando a nuovi prodotti? 
Lavoriamo continuamente all’innovazione di processo e di prodotto  che è essenziale per mantenere ed accrescere la nostra competitività.
La Doria costituisce l'esempio di un'impresa salernitana e di imprenditori salernitani che hanno costruito il loro successo nella propria terra. Qual è il vostro segreto?
Non ci sono segreti. E’ necessario avere una chiara ed approfondita conoscenza del settore in cui si opera e soprattutto fare scelte imprenditoriali che hanno una visione orientata al lungo periodo.
Quando si dice Doria, si pensa innanzitutto al pomodoro. Com'è il pomodoro targato Doria?
Il pomodoro targato La Doria è molto spesso targato con le etichette della grande distribuzione italiana ed estera.  Siamo leader, infatti, nel segmento delle private label, che sono i marchi commerciali della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). 
Quant'è vicina la Cina ad Angri? Anche le nostre industrie alimentari devono temere l'arrivo dei cinesi? 
Certamente. La Cina è già oggi il principale esportatore a livello mondiale di concentrato di pomodoro. Al momento è poco presente nei prodotti più tipicamente italiani (pelati e polpa) ma, considerando la velocità della loro evoluzione tecnico-produttiva, a breve potrebbero diventare nostri concorrenti anche per questi prodotti, soprattutto per i mercati esteri. 
Qual è il rapporto del gruppo Doria con Angri e con la provincia di Salerno? 
Ci riteniamo storicamente ed indissolubilmente legati al salernitano. La Sede del nostro Gruppo è rimasta ad Angri, anche se oggi, su 5 stabilimenti produttivi, uno è a Fisciano e 2 sono fuori Regione, a Faenza, in provincia di Ravenna, ed abbiamo una controllata all’estero. Ritengo, però, che vi debba essere una maggiore attenzione alle aziende conserviere operanti in Campania. La materia prima (pomodoro) viene acquistata, in gran parte, dalla Puglia con un’alta incidenza dei costi di trasporto. Molte aziende, in assenza o con il vanificarsi di altri vantaggi, potrebbero considerare una delocalizzazione verso quella Regione.
Che giudizio ha di Angri e di Salerno? Sono cresciute o sono peggiorate rispetto al periodo della sua infanzia? 
Le nostre città sono cambiate rispetto al  passato, devo dire spesso non in meglio. Quello che colpisce quando si fa un paragone con altre realtà territoriali del Centro/Nord Italia è il disordine urbanistico, il traffico caotico, l’assenza di aree pedonali, di verde attrezzato, di servizi. Tutto ciò porta ad un grado di vivibilità molto basso. Basti dire che ad Angri, dov’è localizzato il nostro primo e più grande stabilimento, hanno costruito, intorno a tale sito industriale, un quartiere residenziale. Dove prima vi erano solo terreni di natura agricola ora vi è una miriade di abitazioni. Un’area a vocazione industriale (oltre al ns. stabilimento, nella zona ve ne sono altri e vi è anche una sede della Stazione Sperimentale) è stata trasformata in qualcosa di indefinibile. E’ facile immaginare qual è oggi il grado di vivibilità di questa area sia per i cittadini che per le industrie. Ciò non deriva da colpe specifiche dell’attuale Amministrazione Comunale ma da una serie di scelte, a mio avviso, sbagliate effettuate negli ultimi 30 anni.
Per quanto concerne Salerno, devo dire che negli ultimi 10 anni è migliorata moltissimo. Oggi è certamente una città più bella e vivibile anche se tante cose restano ancora da fare. Si vede, però, che vi è stata da parte dell’Amministrazione locale una coerente progettualità, forse solo in parte realizzata.
Quando non lavora, che cosa le piace fare? Quali sono i suoi hobby? 
La lettura, il cinema, fare jogging.
Lei è un grande capitano d'industria. Quali componenti caratteriali deve avere un manager di successo?
Penso che un imprenditore che è chiamato ad investire ed a rischiare debba avere innanzitutto  fiducia in sé stesso e negli altri ( i collaboratori che si è scelto), debba essere capace di delegare e di motivare i propri collaboratori, è indispensabile poi una certa dose di ottimismo (cercare di vedere il bicchiere anche mezzo pieno e non solo la metà vuota). E’ necessario credere negli obiettivi che ci si pone ed impegnarsi al limite delle proprie forze per raggiungerli.
 
 
(La Città di Salerno, 30 ottobre 2005)
 
 
Carta d'identità 
 
Antonio Ferraioli, Amministratore Delegato La Doria SpA
Luogo e data di nascita: Angri, 15 aprile 1954
Sposato: Si
Figli:  3
Titolo di studio: Diploma Istituto Tecnico Commerciale
Hobby: Lettura, Cinema, Jogging
Libro preferito: La lingua salvata di E. Canetti
Film preferito: Philadelphia di J. Van Damme
Cariche sociali:
Dal 1972 opera nell’Azienda di famiglia - La Doria S.p.A- e dal 1984 è Amministratore Delegato della stessa azienda.
Presidente Consiglio di Amministrazione: LDH (La Doria) Ltd con sede in UK - Pomagro S.r.L. con sede a Fisciano (Sa)
Amministratore Delegato: Confruit S.p.A. con sede in Faenza (Ra) - Sanafrutta S.p.A. con sede in Faenza (Ra)
 

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