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Idee e passioni in Italia nell'anno della svolta. Avagliano e Palmieri raccontano i conflitti per il voto del '48

di Gabriele Le Moli

Ideali, passioni, stati d'animo e scelte politiche degli italiani in un anno fondamentale per la storia del Paese: il 1948, che segnò il definitivo superamento della fase post-bellica resistenziale e un decisivo passo avanti verso la nuova Repubblica nata proprio dalla lotta antifascista. Sono l'argomento al centro del nuovo libro firmato da Mario Avagliano e Marco Palmieri, 'Gli italiani nell'anno della svolta', in uscita per Il Mulino (435 pagine, 25 euro).

I due storici, che formano ormai una coppia affiatata (giunta al settimo saggio dedicato agli anni della resistenza e del dopoguerra), approfondiscono nel nuovo lavoro tutti i risvolti politici e sociali che caratterizzarono quel delicatissimo momento di passaggio, prima e dopo il voto del 18 aprile che segnò la vittoria delle forze filo-occidentali guidate dalla Dc (con il sostegno della Chiesa, ma anche degli Stati Uniti) a scapito di quelle comuniste sotto l'egida dell'Urss. 

Fu una 'guerra ideologica' che portò ad una contrapposizione durissima per assumere la guida del processo di ricostruzione della democrazia italiana. Una vera 'pace fra bande', che non si sciolse nell'esito delle urne, ma rischiò di esplodere anzi in un nuovo conflitto civile dopo l'attentato al segretario comunista Palmiro Togliatti. 

Attraverso una rigorosa ed attenta analisi delle fonti più diverse, dai diari alle lettere, dalle interviste ai documenti amministrativi, fino ai volantini ed i manifesti di partito e gli opuscoli di propaganda, ne emerge il ritratto nitido della controversa e irrequieta società italiana di quegli anni, ma anche dei processi politici innescati allora e sviluppatisi nei decenni successivi di battaglie fra schieramenti contrapposti nello scenario della Guerra fredda. 

Un ritratto che contribuisce a comprendere meglio, non solo l'Italia di allora, ma anche la nascita e lo sviluppo di tante questioni che hanno caratterizzato l'intera storia repubblicana, fino ai giorni nostri. Come il delinearsi sempre più netto, all'interno del nuovo sistema, di pericolosi 'germi' già presenti in modi e forme diverse sotto il fascismo, dall'affermazione della politica-mestiere, alla sovrapposizione degli interessi dello Stato con quelli del partito, fino alla definizione di appartenenza politica come 'benemerenza' in grado di garantire l'accesso ad opportunità e privilegi.

(ANSA, 5 febbraio 2018)

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