25 aprile: in un libro il volto inedito dell'Italia di Salò
- Scritto da Mario Avagliano
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di Gabriele Le Moli
La firma dell'armistizio, l'8 settembre del 1943, segnò per l'Italia non la fine della guerra ma l'inizio di un nuovo, e se possibile più feroce conflitto, che spaccò in due il Paese. Accanto a quella fra gli eserciti regolari, fu combattuta una 'guerra civile' e 'contro i civili' che vide schierati su fronti opposti gli italiani inquadrati nella Resistenza e i connazionali che invece scelsero di seguire ancora il fascismo aderendo alla Repubblica sociale italiana.
Una spaccatura che ancora oggi sembra non essere rimarginata, se si guarda alle polemiche legate alle celebrazioni per il 25 aprile. Una distanza, quindi, mai colmata, e che per anni è stata raccontata come una contrapposizione fra 'giusti e sbagliati', semplificando valori e motivazioni in base alla logica dominante dei vincitori. La vicenda personale, civile e morale dei tanti italiani che scelsero di schierarsi 'dalla parte sbagliata' - rimasta a lungo marginale nella storiografia del dopoguerra - è affrontata adesso con rigore scientifico nel volume "L'Italia di Salò. 1943-45" di Mario Avagliano e Marco Palmieri, uscito in questi giorni per Il Mulino.
Il volume, grazie ad un voluminoso e ricchissimo corpus di documenti storici, in parte inediti, scandaglia a fondo e 'dal basso' lo spettro di motivazioni che indussero oltre mezzo milione di italiani ad aderire alla Rsi. Attraverso diari, lettere, testamenti ideologici, documenti di polizia e relazioni delle forze armate emerge un ritratto di quei giorni e di quei protagonisti, più vivo e reale e liberato dai condizionamenti ideologici e politici tipici della memorialistica post-bellica.
I documenti raccolti da Avagliano e Palmieri rispondono così ad una serie di domande su aspettative e motivazioni degli italiani rimasti fedeli al Regime, e passano in rassegna le loro diverse esperienze militari (dall'esercito nazionale apolitico alle milizie di partito come la Guardia nazionale repubblicana e le Brigate nere, fino alle sanguinarie bande irregolari ed alle SS italiane comandate dai tedeschi). Nelle parole e nei sentimenti di chi visse lo choc dell'armistizio - sentito da molti come un tradimento - diventa chiaro come per tanti italiani l'8 settembre non rappresentò un taglio netto col Ventennio, ma una svolta in continuità rispetto ad un percorso di formazione culturale e politica, il cui naturale conseguenza fu proseguire con la militanza nella Rsi.
(Ansa, 24 aprile 2017)