Premio Acqui Storia, “Vincere e vinceremo!” tra i finalisti

di Federica Balza

Arrivano i magnifici sei dell'Acqui Storia, premio che, ancora una volta, propone una rosa vasta e interessante fra cui sarà scelto il vincitore. La Giuria della Sezione scientifica ha scelto i seguenti finalisti: Mario Avagliano - Marco Palmieri, «Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte, 1940-1943», ed. Il Mulino; Riccardo Calimani, «Storia degli ebrei italiani. Nel XIX e nel XX secolo», ed. Mondadori; Antonio De Rossi, «La costruzione delle Alpi. Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914)», Donzelli editore; Marcello Flores, «Traditori. Una storia politica e culturale», ed. Il Mulino; Mario Arturo Iannaccone, «Persecuzione. La repressione della Chiesa in Spagna fra Seconda Repubblica e Guerra Civile (1931-1939)», ed. Lindau.

Ma c'è di più. La Giuria della Sezione divulgativa ha indicato come maggiormente significativi i seguenti volumi: Franco Cardini, «L'appetito dell'Imperatore. Storie e sapori segreti della Storia», ed. Mondadori; Simona Colarizi, «Novecento d'Europa. L'illusione, l'odio, la speranza, l'incertezza», Editori Latenza; Roberto Floreani, «I Futuristi e La Grande Guerra», Campanotto Editore. E POI Paolo Isotta, «La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro», Marsilio Editori; Angelo Ventrone, «Grande guerra e Novecento. La storia che ha cambiato il mondo», Donzelli Editore.
La Giuria della Sezione Romanzo Storico ha designato come finalisti: Licia Giaquinto, «La briganta e lo sparviero», Marsilio Editori; Ketty Magni, «Arcimboldo, gustose passioni», Cairo Editore; Marina Plasmati, «Il viaggio dolce. Il soggiorno di Leopardi a Villa Ferrigni», ed. La Lepre; Davide Rondoni, «E se brucia anche il cielo. Il romanzo di Francesco Baracca. L'amore, la guerra», ed. Frassinelli; Paolo Rumiz, «Come cavalli che dormono in piedi», ed. Feltrinelli.
I vincitori saranno premiati sabato 17 ottobre ad Acqui Terme al Teatro Ariston. L'attuale edizione del Premio Acqui Storia ha registrato una grande partecipazione con 167 volumi in concorso a fronte di una media di circa 30 delle prime 40 edizioni, confermandosi, anno dopo anno, un ambito riconoscimento da parte di autori ed editori, grazie anche alla preziosa regia del responsabile esecutivo del premio Carlo Sburlati.

(“Acqui Storia, i finalisti”, Il Giorno, 8 luglio 2015)

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Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte

Vincere e vinceremo! 
Gli italiani al fronte. Dal consenso alla guerra alla caduta del fascismo 1940-1943 
il Mulino - di Mario Avagliano e Marco Palmieri 
 
Nel dopoguerra in Italia si è assistito a uno schiacciamento della memoria sul dissenso diffuso verso il fascismo dopo il 25 luglio e l’8 settembre del 1943, che ha fatto passare in secondo piano la lunga fase di partecipazione attiva e perfino entusiastica alle politiche del regime, compreso quelle militari e guerrafondaie. La partecipazione alla seconda guerra mondiale prima dell’armistizio – in Francia, nei Balcani, in Africa e in Russia – è stata spesso ricordata con la definizione di «guerra fascista», che già di per sé suona come una presa di distanza. 
Vincere e vinceremo! di Mario Avagliano e Marco Palmieri ricostruisce per la prima volta lo «spirito pubblico» degli italiani sotto le armi tra il 1940 e il 1943, attraverso una pluralità di fonti dirette e coeve, come i diari e la corrispondenza dei combattenti, i biglietti clandestini, i brani di lettere cancellate o tolte dal corso dalla censura, le relazioni delle autorità militari e di polizia e le note delle spie fasciste. 
La ricerca, oltre a restituire un ritratto nitido di emozioni, sentimenti, speranze, ideali, miti, aspettative, illusioni e disillusioni dei militari italiani durante il conflitto, mette a fuoco: da un lato l’atteggiamento verso la guerra, caratterizzato da un iniziale entusiasmo e consenso, alimentato da una considerevole e diffusa adesione ai sogni di gloria e di grandezza inculcati dalla propaganda e dalla retorica fascista; dall’altro la parabola stessa del consenso al fascismo, che è su livelli ancora alti all’inizio del conflitto e che trova proprio nella tragedia e nel fallimento della guerra una rilevante componente del suo sfaldamento, con l’entrata in crisi dei suoi miti – del duce e della vittoria in primis – spianando la strada alla faticosa e dolorosa conversione alla democrazia. Rivelando che il vero punto di rottura, a differenza da ciò che tramanda una certa memorialistica postuma, si registrò solo nel 1943 inoltrato. 
Sotto il peso del fardello culturale e ideologico dal fascismo, nonché dei suoi comportamenti razzisti e criminali a lungo taciuti nel dopoguerra, nell’atteggiamento dei militari verso il conflitto, riletto attraverso l’ampio spettro di documenti coevi presi in esame, il saggio di Avagliano e Palmieri coglie tre registri principali: l’adesione, spesso entusiastica; la rassegnazione, talvolta unita al senso del dovere; l’avversione. 
I primi due atteggiamenti, pur considerando i vincoli e le paure ad esprimere apertamente il proprio disappunto, appaiono di gran lunga maggioritari almeno fino a tutto il 1942 e in diversi casi anche nei primi mesi del 1943, ben più a lungo di quanto accade tra i civili sul cosiddetto fronte interno. Lo scoramento e il disappunto, peraltro, rimangono a lungo confinati nella sfera del malcontento, del disagio e dei drammi causati dalla guerra e dalla sua pessima condotta, e solo nell’ultima fase (ma non per tutti) assumono un reale valore politico di messa in discussione e aperta opposizione al fascismo. 
A testimonianza di quanto Mussolini e il fascismo seppero penetrare nell’animo profondo degli italiani, di quanto fu esteso e duraturo il consenso al regime e di quanto fu dura e dolorosa la via d’uscita, che avrebbe portato l’Italia alla libertà e alla democrazia. 
 
Mario Avagliano, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza, della Sissco, del comitato scientifico dell’Istituto Galante Oliva e direttore del Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de «Il Messaggero» e «Il Mattino». Tra i suoi libri più recenti: Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (2006), Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata (2012) e, con Marco Palmieri, Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010), Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945 (2012), Di pura razza italiana. L’Italia “ariana” di fronte alle leggi razziali (2013). 
 
Marco Palmieri, giornalista e storico, è membro dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza e della Sissco. Ha pubblicato tra l’altro, con Mario Avagliano, Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010), Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945 (2012), Di pura razza italiana. L’Italia “ariana” di fronte alle leggi razziali (2013). 

 

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