Intervista ad Onofrio Pepe, scultore

di Mario Avagliano

Nella storia contemporanea della scultura italiana occupa un posto di rilievo anche un artista di Nocera Inferiore. Onofrio Pepe, classe 1945, vive e opera a Firenze dal 1968 ed è uno scultore in cui convivono passato e presente, storia rinascimentale e ricerca contemporanea. Il critico Marco Fagioli ha scritto di lui che “è come uno scultore antico intento a fare delle metope per una cella di un tempio”, mentre Francesco Guerrieri ha descritto la sua opera come “un racconto scultoreo di raffinato e irresistibile erotismo” A marzo una delle sue opere più famose, la “Porta del Mito”, alta 4 metri, tutta in bronzo, avrà l’onore di essere esposta in una delle location più belle del mondo, Piazzale degli Uffizi. Pepe ha tra i suoi estimatori il principe Carlo d’Inghilterra e il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al quale la Regione Toscana ha regalato di recente una sua scultura, “Il Ratto d’Europa”. Ma a sessant’anni di età Pepe sente forte il richiamo delle origini e sogna una sua mostra a Nocera o al Complesso di S. Sofia a Salerno. E dal suo studio in San Frediano promette: “Se si riuscirà a organizzare una mia esposizione, donerò al Comune una delle mie opere".

Maestro, so che le sue origini sono proletarie.
E’ vero. Io vengo da una famiglia umile, di proletari. Mio padre Aniello lavorava al Mulino. E anche la Nocera della mia infanzia e adolescenza era rustica e semplice. Era un paese agricolo, con un’industria legata al settore alimentare: i pastifici e le fabbriche di pomodoro. Oggi non è più così. I comportamenti sono omologati. Si può parlare di Nocera come di Rovigo o di Caltanissetta.
In quel contesto, come è nata la sua passione per l’arte?
Ho avuto la fortuna di aver fatto il liceo classico in un collegio religioso di Portici. Quegli studi mi hanno segnato per tutta la vita, in quanto persona e in quanto artista. E’ lì mi sono innamorato dell’arte greca e del concetto di bello. Anche se non è stato facile trovare la mia strada.
La sua famiglia non c’entra niente con la sua scelta di artista?
Un mio zio era pittore alla fine dell’Ottocento e pare che alcuni suoi affreschi siano ancora conservati nella Chiesa di San Francesco. Quanto ai miei genitori, volevano che prendessi i voti e diventassi sacerdote. I miei amici non mi capivano e preferivano parlare di calcio piuttosto che di classicità. Nocera poi non offriva stimoli. C’era soltanto un cinema, non si organizzavano concerti né tanto meno mostre. Insomma, non avevo la possibilità di esprimermi. Dopo la maturità, a 21 anni, per disperazione, m’iscrissi all’Istituto d’arte a Salerno.
In che materia si diplomò?
In ceramica, dopo un corso di specializzazione di 3 anni. All’Istituto d’arte trovai un bell’ambiente. Ricordo ancora la vicepreside, la professoressa Schettini, che insegnava storia dell’arte. Io non studiavo sui libri di testo ma seguivo un percorso di approfondimento tutto mio. Lei mi apprezzava molto e spesso m’invitava alla cattedra a tenere la lezione al posto suo. Quegli anni sono stati interessanti. A Salerno c’erano più stimoli che a Nocera. Ero incantato dal Duomo. E poi spesso andavo a Cava oppure in costiera, nella mia amata Ravello.
A 23 anni, dopo il servizio militare, lei di punto in bianco si trasferì a Firenze. Come mai?
Desideravo allontanarmi da Nocera, una città che allora trovavo non dico ostile ma vuota. Per un classicista come me, l’incontro con Firenze era scritto nel destino. Certo, l’impatto non è stato facile. Come tutte le città aristocratiche, con un passato così forte, Firenze per certi aspetti è molto chiusa. Ti da’ la possibilità di vivere più o meno dignitosamente, però se non hai quel qualcosa in più, non riesci ad inserirti nel tessuto culturale della città. E quindi ho dovuto fare una bella gavetta per essere riconosciuto come un artista di rango. Prima di vivere di arte, ho lavorato per anni come educatore in un istituto di handicappati. Devo la mia particolare sensibilità anche a questa esperienza.
Attualmente è uno degli artisti più rappresentativi di Firenze e dell’intera regione Toscana.
Ho realizzato mostre negli Stati Uniti, in Austria, in Francia. Le mie opere sono esposte al Museo di Arezzo, al Consiglio Regionale della Toscana, al Santuario francescano di La Verna, presso la sede centrale della Cassa di Risparmio di Firenze. Hanno acquistato mie sculture anche collezionisti francesi e americani.
Perché ha scelto proprio la scultura invece che la pittura o la ceramica?
Forse perché sono portato per la manualità. Io ho bisogno di concretezza e la scultura è materia, è volume. La pittura invece è un fatto più intellettualistico.
Quali tecniche adopera?
Sono un plastificatore, ovvero utilizzo molto la tecnica dell’argilla, che è esattamente agli antipodi dello stile di Michelangelo, che era il maestro dell’arte del levare. Con l’argilla la forma nasce dall’arte di aggiungere la materia. Trovo di grande fascino anche lavorare con il metallo fuso, in fonderia, e la tecnica antica della cerapesca, che era prediletta dal grande Cellini.
Chi è il suo modello di scultore?
Amo tutta l’arte greca del IV e V secolo avanti Cristo. Tra i contemporanei, l’artista che in assoluto ammiro di più è Arturo Martini Era un grande sperimentatore, che non si fossilizzava mai su una sola rappresentazione. Certa critica lo accusava di non avere uno stile ma di averne tanti. Io mi considero un po’ “figlio” suo, come ha scritto qualche storico d’arte. Non a caso quando nel 2002 il principe Carlo d’Inghilterra ha visto la mia mostra sul Mito d’Europa, all’Università europea di Fiesole, mi ha detto di essere meravigliato e affascinato dal fatto che 25 sculture sullo stesso tema fossero così diverse l’una dall’altra. Mi ha anche scritto una lettera, auspicando l’organizzazione di una mia mostra a Londra.
E oltre a Martini?
Altri due scultori che mi piacciono molto sono Giacometti, per la rappresentazione che da’ dell’uomo, e Moore, per la cura del volume e i giochi del chiaroscuro. Non apprezzo invece gli artisti tipo Botero, che hanno trovato una formula vincente e la ripropongono all’infinito.
Nelle sue opere il mito della classicità si unisce a forme di sperimentazioni attuali.
Tutta la mia scultura ha come oggetto la ricerca sul mito. Oggi è di moda parlare di mito, ma senza false modestie in questo io sono stato un precursore. La mia prima ricerca sul mito risale a 30 anni fa.
Nel 2001 il Consiglio Regionale della Toscana ha consegnato una sua opera al console americano Mc Ilhenny come dono alla città di New York per ricordare le vittime dell'attentato alle Torri gemelle, come avvenne per la Statua della Libertà.
E’ una scultura che raffigura la 'Donna con la colomba', ad altezza naturale. Ho saputo che verrà collocata nella caserma dei pompieri di New York, che in quella tragica vicenda hanno rappresentato gli eroi in cui tutti quanti ci siamo riconosciuti. Sono orgoglioso di questo.
A marzo una sua opera sarà esposta nella piazza più celebre di Firenze...
Sì, nel Piazzale degli Uffizi. Si tratta della “Porta del Mito”, una scultura di 4 metri, in bronzo, che ha 48 pannelli. La struttura originale, in terracotta e in legno, è stata acquistata dalla Cassa di Risparmio di Firenze che l’ha locata nella sua Biblioteca.
Se dovesse scegliere un aggettivo per definire il suo essere artista?
Sceglierei “sincero”. A me non interessa fare quattrini, bensì l’arte, la ricerca. Come diceva Apollinaire “tra tutte le azioni dell’uomo, l’arte è quella che mente di meno”.
A che cosa sta lavorando in questo periodo?
Sto lavorando a un trittico dedicato al mito di Demetra e Persefone, che sarà esposto nel Museo Archeologico di Fiesole.
Quando ci siamo sentiti la prima volta, lei mi ha detto che è arrivato il momento di fare qualcosa nella sua terra...
La Campania è una realtà che ho rimosso, e che adesso cerco. Mi piacerebbe smentire l’antico detto “nemo propheta in patria” e allestire una grande mostra delle mie opere a Nocera o a Salerno, le due città dove sono cresciuto. L’anno scorso ho conosciuto a Firenze il Presidente della Camera di Commercio di Salerno Augusto Strianese, che mi ha parlato del Complesso di Santa Sofia e delle splendide esposizioni organizzate dall’Amministrazione Comunale. Se sono rose, fioriranno. Io ho dato la mia disponibilità, e sono pronto anche a donare una mia opera al Comune e a mettere la mia esperienza a disposizione di chi vorrà.
Dopo tanti anni passati a Firenze, che cosa è rimasto in lei delle sue origini salernitane?
Tantissimo. Guarda caso Nocera e Salerno si trovano tra Paestum e Pompei, e io sono profondamente segnato dalle mie origini mediterranee.
E’ tornato di recente a Nocera o a Salerno?
Due anni fa sono passato di sfuggita a Nocera. Ho visto dei cambiamenti, in particolare mi è sembrata più pulita. Quando posso, vado a Ravello. E’ il mio luogo ideale per la sua atmosfera speciale, fatta di arte, di poesia, di silenzio. Se si organizzerà la mostra, sarà l’occasione per riscoprire la mia terra. Mi piacerebbe conoscere i giovani artisti, vedere come si vive oggi a Nocera e a Salerno, incontrare la mia gente...

(La Città di Salerno, 23 gennaio 2005)

Scheda biografica

Onofrio Pepe è nato a Nocera Inferiore (SA) il 12 febbraio del 1945. Da molti anni vive e opera a Firenze. Ha realizzato importanti mostre personali in Italia e all’estero (Stati Uniti, Austria, Francia) e le sue sculture monumentali sono collocate in prestigiosi spazi pubblici. Nel 1996 il Comune di Nocera Inferiore, per riconoscimenti artistici, lo ha premiato con la Noce d'Oro. Nel 1998 la Regione Toscana gli ha commissionato il Pegaso d’Oro assegnato a Jerzy Grotowski. Nel 2000 il Comune di Firenze ha promosso a Palazzo Vivarelli Colonna una mostra di sue sculture, intitolata Il volo di Icaro. Nel 2002 l’Istituto Universitario europeo ha organizzato una sua mostra personale intitolata “Il Mito d’Europa”, inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. La mostra è stata visitata dal Presidente della Repubblica del Portogallo e dal Principe Carlo d’Inghilterra. Nello stesso anno (2002) Pepe è stato designato Honorary Fellow of Florence's "Design Academy". Nel 2003 l’Istituto Universitario europeo ha acquistato l’originale della porta monumentale "La Porta del Mito". All’inaugurazione hanno partecipato il Ministro della Cultura italiano Giuliano Urbani e i Ministri della Cultura degli altri Paesi dell’Unione europea.

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