Intervista ad Enzo D'Elia, agente letterario

di Mario Avagliano
 
 
Lo scrittore Raffaele La Capria dice di lui che è “dinamico e adrenalinico” e lo definisce un “personaggio singolare e imprevedibile del mondo dei libri, non solo perché li ama e li sa valorizzare, ma anche perché è un abilissimo stratega nella loro promozione e, pur di attirare l’attenzione su un libro, non si ferma davanti a niente”. Enzo D’Elia, 58 anni, vietrese di nascita e salernitano d’adozione, titolare di una delle Agenzie Letterarie più affermate in Italia, ha nella sua “scuderia” autori di razza come Luciano De Crescenzo e il giallista Andrea Pinketts, stars dello spettacolo come Pippo Franco, Simona Izzo e Ricky Tognazzi, cantautori come Gigi D’Alessio e Mario Merola ma anche autentiche auctoritas dell’enogastronomia come Luca Maroni ed Heinz Beck. D’Elia si racconta a la Città e lancia un appello alle istituzioni salernitane: “Salerno ha bisogno di meno movida e di più cultura, di bar come di librerie”.
 
Lei è nato e cresciuto a Vietri sul Mare.
E ne vado fiero. Vietri è sempre stata una cittadina a misura d’uomo, tranquilla, ordinata, laboriosa. Ho frequentato l’oratorio dei Salesiani, a Villa Carosino, di fronte al palazzo della Ceramica Solimene. L’oratorio era una sorta di “centro di formazione” di noi ragazzi vietresi. Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente sano, nell’educazione cristiana, seguendo gli insegnamenti del nostro educatore don Claudio. Lì facevo teatro e giocavo a calcio e a basket. Ricordo ancora con commozione i giorni di festa dedicati a San Giovanni Bosco, il 31 gennaio di ogni anno: ci sentivamo i ragazzi di don Bosco…
Poi ha frequentato le scuole superiori a Salerno.
Mi sono diplomato a Salerno e poi ho conseguito la Laurea in Biologia presso l’Università di Napoli.
Come ha fatto un biologo a diventare un agente letterario di fama nazionale?
In effetti avevo iniziato un periodo di training in ospedale. Ho fatto il tirocinio a Cava, presso il laboratorio di analisi, con il dottor Cotugno e il dottor Marino. Poi nel 1978 entrai nella Mondadori, che aveva lanciato una nuova collana, la Biblioteca della Est, Edizioni Scientifiche e Tecniche. Era necessario che fossero inseriti tutti i più noti autori dell’epoca: dall’intelligenza artificiale alla teoria dei giochi e dell’informazione, dalla biologia alla chimica. Mondadori aveva bisogno di laureati in discipline scientifiche in grado di dialogare con scienziati e ricercatori: ricordo ancora nomi come quelli del matematico Shannon, del biologo Jevons e dello psichiatra Andreoli. 
Fu allora che s’innamorò del mondo dei libri?
Sì. Diventai collaboratore del presidente e amministratore delegato della Mondadori, Sergio Polillo, il fondatore della collana “I Meridiani”. Polillo era l’eminenza grigia di Arnoldo Mondadori. Era originario della Calabria e aveva studiato alla Badia di Cava. Lui e la moglie Lilli, venivano in vacanza da me a Vietri, e soggiornavano all’Hotel Baia. Quando la Mondadori cambiò orientamento editoriale, Polillo desiderava che continuassi il mio rapporto con la casa editrice. E così passai al commerciale, avendo l’incarico di rappresentare la Mondadori nelle regioni meridionali.
Fino a che, nel 1990, non decise di mettersi in proprio…
Ricordo ancora nitidamente l’episodio. Polillo stava rientrando a Milano e, mentre lo accompagnavo all’aeroporto di Napoli, mi suggerì di capitalizzare al massimo la mia passione per la Cultura. Era convinto che avessi talento e mi consigliò di chiamare “Delia Promozioni per la Cultura” quella che oggi è la mia agenzia letteraria. Così feci, e non me ne sono mai pentito.
Beh, vorrei vedere. Nella sua scuderia ha diversi autori di bestsellers…
Un nome su tutti: Luciano De Crescenzo, al quale sono legato da vent’anni da un rapporto professionale e di amicizia. Un altro scrittore che seguo da anni è Andrea Pinketts, uno dei più creativi giallista noir nell'attuale panorama mondiale. Di lui Fernanda Pivano ha detto che è il primo adottante di un nuovo genere letterario: il postmoderno, di cui è ancora il massimo rappresentante. Pinketts è il fondatore della "Scuola dei Duri" che ha come obiettivo l'analisi della società attraverso la detective story, punti di forza che gli hanno permesso di essere tradotto in quattro lingue con una particolare ammirazione da parte dei francesi. 
Come mai la sua agenzia letteraria non disdegna di promuovere presso le case editrici libri “leggeri”?
Penso che l’offerta editoriale debba adattarsi a tutti i gusti: dai raffinati saggi  alle pubblicazioni comiche o autobiografiche di un Pippo Franco o, perché no, di un Gigi D’Alessio. 
Lei è anche uno che punta molto sui giovani autori.
E’ vero, quest’anno lancerò tre giovani scrittori: la romana Giovanna Bandini, innovativa autrice di romanzi di taglio psicologico, Massimiliano Palmese, che parteciperà anche al Premio Strega con il suo libro “L’Amante proibita”, pubblicato da Newton, e Alfonso Signorini, Vice Direttore di Chi, principe del gossip ed opinionista fisso di Rai e Mediaset nonché star di Markette su La7, che pubblicherà un libro con Mondadori.
Qual è il libro di cui va più fiero?
Senza dubbio “Tutte le poesie di Alfonso Gatto”, a cura di Silvio Ramat, per i tipi della Mondadori. Questo non solo perché Gatto è un autore salernitano ma anche perché è un poeta di rilevanza internazionale per il presente e per il futuro. La sua opera omnia non era mai stata pubblicata e io sono orgoglioso di esserci riuscito, grazie anche alla fiducia che mi hanno dato i suoi eredi.
E’ il libro più venduto…
Il primato spetta al libro “Pompei, i misteri di una civiltà sepolta”, di Antonio Varone, pubblicato da Newton, che ha avuto ben sette edizioni all’Estero.
Quali sono gli scrittori salernitani che apprezza di più?
Diego De Silva è il più noto ma amo citare spesso anche due poeti recentemente proposti dall’antologia Nuovissima poesia italiana di Mondadori: i salernitani Mario Fresa e Lucrezia Lerro.
Lei è stato anche amico del grande giornalista Gaetano Afeltra, originario di Amalfi. Che ricordo ha di lui?
Un ricordo eccezionale. Era una persona che amava particolarmente la vita. Un grande professionista della carta stampata al quale piaceva stare in mezzo alla gente. Era una persona semplice ma allo stesso tempo fine, e tutti gli volevano bene. Quando ero a Milano, spesso andavo a cena con lui da Bice, ed era sempre una festa. Dal 1996 ha presieduto, unitamente a Nanda Pivano, il premio di giornalismo organizzato dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nell’ambito della rassegna “Positano, Mare Sole e Cultura”.
A proposito della rassegna di Positano, nel 2004 avete ricevuto il Premio Cultura della Presidenza del Consiglio.
E’ stata una bella soddisfazione. La rassegna fu voluta nel 1993 da Salvatore Attanasio, allora sindaco di Positano, e quest’anno spegnerà 14 candeline. La formula del successo di questa manifestazione è il mix di cultura e di spettacolo, di scrittori e di vip. Promuovere i libri nel nostro Paese è un’arte difficile, perché gli italiani leggono poco. E’ necessario inventare dei veri e propri happenings adatti all’occasione. Ricordo, ad esempio, che convinsi Piero Angela a immergersi con un sottomarino nei fondali di Positano per tenere una vera e propria lezione con studenti e giornalisti in occasione dell’uscita del suo libro Dentro il Mediterraneo.
Certo che il panorama mozzafiato di Positano è una scenografia eccezionale per queste presentazioni…
La location è ideale. Presentare un libro organizzando una cena sulla terrazza di un albergo come Le Agavi (hotel che si presta a dibattiti culturali di taglio filosofico dove lo stesso Goethe aveva esaltato la particolarità del paesaggio) ed al San Pietro, che viene indicato come il più bello del mondo, ha un valore promozionale incredibile. Così come una cena dei fratelli Rispoli della Buca di Bacco, come dice il mio amico La Capria, può far salire l’indice di gradimento, specie se la tavola viene imbandita nei giardini e nelle stanze di Palazzo Murat. Non dimentichiamo “Le Sirenuse”, un angolo in cui trascorrere ore in meditazione e segreta felicità per tutti gli ospiti della kermesse.
Quanto è stato importante aver avuto ospiti celebri?
Ritengo che la presenza dei vip a questi eventi culturali abbia un effetto di traino e di veicolazione per la Cultura innegabile. In questi anni si sono alternati personaggi del jet set internazionale e nazionale come Julia Roberts e Nicole Kidman, Dustin Hoffman e Tom Cruise, Sting e Denzel Washington assieme a Ezio Mauro, Enzo Siciliano, Francesco Paolo Casavola, Sergio Zavoli, Piero Ottone, Giorgio Bocca, Gianantonio Stella, Carlo Rossella, Valerio Massimo Manfredi, Lina Sotis, Nanda Pivano, Gaetano Afeltra, il Nobel Rita Levi Montalcini, Aldo Busi, Andrea De Carlo e Luciano De Crescenzo, Bruno Vespa, Chiara Beria d’Argentine, Gerardo Marotta, Giulio Giorello, Massimo Cacciari, Frederick Forsyth, Dominique La Pierre. 
Non si rischia di ridurre il valore libro oppure di spettacolarizzarlo troppo?
No, perché il mercato dei lettori è differenziato. Vi sono pubblicazioni destinate a un pubblico colto ed altre più popolari. Ed è giusto così. E poi, per promuovere i libri, non ci si può affidare solo ai critici letterari. Credo, invece, soprattutto nella comunicazione integrata, che utilizza più mezzi di comunicazione. Paradossalmente da circa 10 anni, da quando, cioè, è esploso il fenomeno di Internet, più che la pronosticata fine del libro su cartaceo c’è stata un’esplosione di nuove case editrici, grazie allo snellimento delle operatività necessarie ad una pubblicazione. In questo marasma solo una corretta informazione consente al lettore di orientarsi.
E per quest’estate, cosa proporrete a Positano?
La rassegna del 2006 avrà come tema “Miti e talenti”. Posso preannunciare che parteciperanno grandi scrittori come Erri De Luca, Piero Angela, Mauro Corona, Magdi Allam ma non voglio anticipare nulla: in fondo la Cultura è anche gusto per le sorprese.
E a Vietri, non c’è spazio per la cultura?
Certo che si. Cultura è condivisione di simboli artistici: Vietri è la capitale dell’arte dei ceramisti. Non a caso già nel 1986 intuii le grosse potenzialità di Vietri inaugurando una kermesse (che purtroppo non ha avuto un seguito) intitolata Cinema d’autore, ceramica d’attore.
Lei vive da anni a Salerno. Qual è il suo giudizio sulla Salerno di oggi?
Salerno è una città meravigliosa. E’ tanto migliorata urbanisticamente: pensate ai giardini, alle fontane, alle strade ed alle piazze. Tuttavia sarebbe importante potenziare anche l’immaginario culturale della città. Salerno ha bisogno di meno movida e più cultura, di discoteche ma anche di più librerie.  Sarei felice se le istituzioni destinassero i locali di loro competenza ai giovani, che, mossi dall’entusiasmo che li caratterizza, potrebbero senz’altro riunirsi per dare valore aggiunto al libro diventando veri e propri gestori di librerie. Ovviamente anche i miei 25 anni di esperienza nel settore potrebbero tornare utili.
 
(La Città di Salerno, 12 febbraio 2006)
 
Carta d'identità
 
Enzo D'Elia è nato a Vietri sul Mare (Salerno) il 10 ottobre 1948.
Sposato con Maria Elisabetta 
Ha due figli, Pierluigi, diplomatico dell’Unione Europea, e Aldo, responsabile Marketing della Gesac, la società che gestisce l’aeroporto di Napoli
Titolo di studio: Laurea in Biologia all’Università di Napoli
Professione: agente letterario e fondatore della “Delia Promozioni per la Cultura”, nata nel 1990
Libro preferito: Madame Bovary di Gustave Flaubert 
Il film preferito: Otto e mezzo di Fellini
Hobby: ascoltare musica
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