Intervista ad Alfonso Pecoraro Scanio, politico

di Mario Avagliano


Parlare con Alfonso Pecoraro Scanio non è impresa facile. Definirlo “vulcanico” è dir poco. Passa da una riunione all’altra, da un impegno di partito a Roma a un dibattito di campagna elettorale a Frascati, dal consiglio comunale di Napoli a un incontro riservato con il sindaco Rosa Russo Jervolino. L’ex delfino di Pannella a Salerno, primo assessore ecologista della giunta rosso-verde di Vincenzo Giordano nella seconda metà degli anni Ottanta, ad appena 44 anni è ora uno dei politici più apprezzati d’Italia. Presidente dei Verdi, è stato ministro dell’Agricoltura di uno dei governi del centrosinistra della passata legislatura, quello guidato da Giuliano Amato. Da noi intervistato, rivela: “Tutto cominciò al Liceo Tasso…”.

Com’era Salerno quando lei era ragazzo?
Forse viveva uno dei suoi momenti peggiori, la fase del degrado. Ricordo che c’era sempre più traffico, sempre più caos. Una delle cose che mi faceva più rabbia era il mare inquinato. Io ho fatto i miei primi bagni ad Erchie, ma quando ero adolescente, l’acqua era diventata sporca anche in costiera.
Ci racconti del periodo del Tasso. La sua passione politica è nata sui banchi di scuola?
Avevo sedici anni. Nel ’75 si votavano per la prima volta i consigli d’istituto, dopo l’approvazione dei decreti delegati di riforma della scuola. La mia lista, l’Unione Studenti Democratici, vinse le elezioni al Tasso e io risultai primo degli eletti.
Era una lista di sinistra?
Si trattava di una lista indipendente, laica, sicuramente non conservatrice, ma eravamo attaccati sia dai fascisti che dagli estremisti di sinistra. Per andare a scuola ero costretto a fare un giro lungo, senza passare per via Diaz, dove c’era la sede del Msi, perché altrimenti i “fasci” mi avrebbero picchiato. Da sinistra invece arrivarono ad accusarmi di essere monarchico perché avevo due cognomi...
Poi lei si avvicinò ai radicali.
Pannella conduceva allora le battaglie contro il finanziamento dei partiti, contro il nucleare, contro la caccia. Battaglie che io condividevo. E così nel ’77 mi iscrissi al Collettivo politico radicale.
Dunque partecipò al Movimento del ’77 da radicale…
Già. Era l’epoca della P38. Io invece convinsi gli studenti del Tasso a organizzare un sit in nonviolento davanti all’ufficio del preside, impedendogli di uscire. Ricordo che tra gli amici-avversari di allora c’era Luciano Pignataro, il quale era leader degli studenti che facevano capo all’organizzazione comunista marxista-leninista.
Il 77 fu un periodo di fermenti anche a Salerno…
Eccome. La nostra generazione è stata una generazione che credeva nella possibilità di cambiare. Pensi che quando ho compiuto 18 anni, non ho fatto in tempo neppure ad organizzare la festa perché ero impegnato ad occupare la scuola...
E a guidare i radicali alla vittoria nelle elezioni scolastiche.
Nel ’77 il Tasso è stato il primo e credo l’unico liceo d’Italia a maggioranza radicale. Il mio gruppo era molto attivo. Organizzavamo cineforum, avevamo un giornale satirico, “l’Aureo Tasso”. Io diventai il leader dell’occupazione, che durò trenta giorni. Grazie al mio atteggiamento pragmatico, convinsi anche i rappresentanti dei genitori a schierarsi con noi.
A un certo punto però rischiò di essere espulso.
Era accaduto che all’assemblea degli studenti, nel mio intervento avevo detto che “alcuni docenti erano deficienti”. Fui deferito e ci fu chi propose la mia espulsione da tutte le scuole della Repubblica. Per fortuna ero studioso e mi facevo ben volere in classe. Così i miei professori mi salvarono, votando contro questa proposta.
E il suo primo comizio?
Fu nel maggio del 1978, nella piazza di Vallo della Lucania, con oltre mille persone. Eravamo impegnati nella campagna referendaria contro il finanziamento pubblico ai partiti. Ricordo che ero molto emozionato ed anche provato dal lungo viaggio per raggiungere quella città.
Ci parli un po’ dell’esperienza con i radicali a Salerno.
Il nostro circolo era radicato in città, ma anche in provincia. Avevamo fondato una radio radicale autonoma rispetto a quella nazionale. Nel ’78 io diventai segretario provinciale dei radicali e giravo continuamente tutti i 150 comuni del salernitano. Pannella mi prendeva in giro, mi chiamava “coltivatore diretto”. E’ stato profetico, visto che poi sono diventato ministro dell’agricoltura.
Chi erano i suoi compagni di politica?
Difficile citare tutti, vorrei ricordare almeno Luciano Mais, Gianfranco Massari, Emanuele Chieppa.
Sono rimaste epiche a Salerno le sue trasmissioni televisive a Telesud, tra il 1979 e il 1982.
Conducevo un filo diretto con i telespettatori che si chiamava “Salerno fogna? No, grazie”. La sede della tv era a Mercatello. Nella sigla c’era un topolino che sentiva la puzza del lungomare e scappava via.
Contro l’inquinamento del mare di Salerno lei organizzò una campagna martellante…
Fondai il Centro Giuridico di Denuncia a tutela dei consumatori e grazie all’aiuto di Carlo Correra, e al supporto di personaggi come Michelangelo Russo e Claudio Tringale, costringemmo l’allora sindaco Aniello Salzano a ordinare il sequestro degli stabilimenti balneari per ottenere il rispetto del divieto di balneazione.
Già allora era un radicale verde…
Sì, ero un radicale fortemente ambientalista. D’altra parte in quegli anni iniziò una trasformazione del nostro gruppo. La nostra associazione cambiò nome e si chiamò ARE, associazione radicale ecologista, con il simbolo dell’alberello che rideva. Lasciammo radio radicale e fondammo radio verde. Nel 1984 lo sbocco naturale fu quello di partecipare a Firenze alla nascita dei Verdi e del movimento ecologista.
L’anno dopo Pecoraro Scanio lanciava alle amministrative di Salerno la “Lista civica ed ecologista”, proprio con il simbolo dell’alberello.
Mi candidai anche alle provinciali e alle regionali. Prendemmo circa il 5 per cento dei voti, un risultato eccellente. Alle regionali io ero il numero 2 e riuscii come il primo dei non eletti in Campania. Pannella, che era in lista con me, non mi perdonò mai di aver preso più voti di preferenza di lui. Fu allora che mi definì “cacicco”…
Nel 1987 nasceva a Salerno la prima giunta rosso-verde della sua storia.
Era l’8 marzo del 1987. Quel giorno nevicava a Salerno. Me lo ricordo perché pensai che solo con la neve potevamo avere la Dc all’opposizione nella nostra città. Il mio voto fu decisivo, perché era il ventiseiesimo su cinquanta. Prima che la scelta del sindaco cadesse su Vincenzo Giordano, una persona che peraltro io stimo molto , Carmelo Conte - per superare le divisioni tra Pci e Psi - propose il mio nome. All’inizio noi Verdi decidemmo di dare solo un appoggio esterno, per verificare se dalle parole si sarebbe passati ai fatti. Giordano mi affidò la delega all’ecologia, alla protezione civile, all’arredo urbano e alla difesa dei consumatori. Poi nel 1988, visto che il sindaco aveva mantenuto i suoi impegni programmatici, entra in giunta come assessore.
E rimase in giunta fino al 1990. Cosa ricorda di quell’esperienza? E che voto si da’ come amministratore?
Non mi sono mai dato voti, ma credo che il giudizio non possa che essere positivo. L’apertura del depuratore, l’avvio dell’arredo urbano del lungomare e la pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele sono scelte che hanno cambiato Salerno. Ora in tanti si prendono il merito della chiusura al traffico del corso, e mi fa piacere, pero all’epoca fu una nostra battaglia e tutti mi osteggiarono.

(La Città di Salerno, 22 giugno 2003)

Scheda biografica

Alfonso Pecoraro Scanio nasce a Salerno il 13 marzo del 1959. Inizia la sua attività politica al liceo classico di Salerno con i movimenti nonviolenti e radicali. Laureatosi in giurisprudenza all’Università salernitana, nell'82 fonda un Centro Giuridico di Denuncia a tutela dei consumatori e l'Associazione di protezione civile "Vigilanza Verde". Nell'85 è uno dei primi consiglieri comunali dei Verdi nel Sud (a Salerno) e nel 1988 è assessore della prima giunta rosso-verde di Salerno. Nell'89 diventa coordinatore dei Verdi Europei e poi consigliere regionale della Campania. Negli anni 90 fonda l'Osservatorio contro la Corruzione e, a New York, nel Palazzo ONU, è tra i fondatori dell'International Council for Local Environmental Initiatives. Nel '92 è eletto consigliere comunale di Napoli e deputato. Nel 1993 crea l'osservatorio "Watchdog". Come membro della Commissione Giustizia della Camera, si impegna sui temi della legalità, delle garanzie in particolare per i detenuti, della lotta alla malavita organizzata e alla corruzione. Eletto presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, è promotore delle indagini conoscitive sulle biotecnologie, sul patrimonio forestale, sulla pesca e acquacoltura e sui mangimi. E' relatore della legge sull'imprenditoria giovanile, sulla riforma dei consorzi agrari, sulla tutela dell'origine dell'olio di oliva prodotto in Italia, sulla tutela delle aree a produzione DOP. Dal 26 aprile 2000 al 13 maggio 2001 è il primo Ministro "Verde" al mondo alla guida delle Politiche agricole e forestali, nel Governo Amato, e vara la riforma dell'agricoltura italiana, conducendo le battaglie contro gli Ogm e per la sicurezza dei cittadini nell'emergenza di mucca pazza. Il 2 dicembre del 2001 è eletto presidente dei Verdi all'Assemblea Nazionale di Chianciano, con il 74% dei voti validi. Nel 2002-2003 fonda l'Osservatorio parlamentare “Qualititalia” per la tutela dell'agricoltura e dei prodotti di qualità e scrive il libro “Il Principio di Precauzione”.

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