Renata Fusco - Renata, da Cava arriva una stella dalla voce magica
- Scritto da Mario Avagliano
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di Mario Avagliano
Nel firmamento delle stelle del musical in Italia, accanto alle due bionde Lorella Cuccarini e Loretta Goggi, brilla anche la bruna Renata Fusco, di Cava de’ Tirreni, il fascino mediterraneo, 33 anni ("sono nata il 20 luglio del ‘69, nella notte dell’allunaggio, forse per questo sono lunare e anche un po’ lunatica"), premiata nel 1999 con il prestigioso premio IMTA come migliore performer femminile. Dopo i successi di Grease, Hello, Dolly! e Dance, il contratto con la Disney come "voce" delle colonne sonore dei film di animazione e l’incontro "magico" con il teatro tridimensionale di Roberto De Simone, la poliedrica ballerina, cantante e attrice si appresta ad interpretare la madre di Mosè nel nuovo musical I Dieci Comandamenti, reduce da uno straordinario trionfo di pubblico in Francia, che debutterà il 9 marzo a Milano e il 20 aprile a Roma. E da Napoli, dove va in scena al Trianon nel ruolo di una soubrette-prostituta di varietà, in Eden Teatro di Raffaele Viviani, per la regia di De Simone, racconta il ruolo chiave della madre Clara Santacroce nella sua carriera ("mi ha fatto crescere con la musica e mi ha sempre incoraggiato"), lancia l’idea di inserire il Teatro Verdi di Salerno nel grande circuito del musical italiano e rivela che presto sposerà un misterioso salernitano del quale, però, protegge l’anonimato.
Il suo percorso artistico iniziò a 6 anni, studiando danza classica al Ballet Studio di Cava diretto da Mimmo Cappiello.
Il primo anno di danza, per la verità, l’ho svolto a Napoli, alla scuola di Mara Fusco. Ricordo che lì prendevano solo bambine che non avevano frequentato altre scuole. Dopo la prima lezione, la Fusco chiamò mia madre e le disse che era stata scorretta. Un equivoco che si chiarì subito. In realtà io ho una musicalità innata. Avevo imparato i primi passi di danza da sola, mentre mia madre suonava al pianoforte.
L’anno dopo la sua famiglia si trasferì a Cava…
E io m’iscrissi al Ballet Studio. Mi sono diplomata lì, con Cappiello, tenendo i saggi ogni anno al Teatro Verdi di Salerno, tra una versione di greco e una di latino al Liceo Classico "Marco Galdi". Poi, a 18 anni, nel corso di uno stage ad Amalfi, sono stata scelta da Margherita Trajanova per un corso di perfezionamento di due anni al Teatro San Carlo di Napoli.
Contemporaneamente si dedicava al canto.
Presi lezioni di canto lirico a Napoli, a Piazza Dante, con il maestro Aldo Reggioli. All’inizio odiavo il canto. Fu mia madre a spingermi a studiare. "Devi diventare un’artista completa", diceva. Aveva ragione. Al concorso di prima scrittura indetto dal Teatro Comunale di Firenze, con mia grande sorpresa arrivai addirittura finalista. Reggioli sosteneva che ero incredibilmente dotata per il canto, e voleva che io lasciassi la danza.
La sua prima volta sul palcoscenico?
A parte i saggi di fine anno, mi esibivo a Cava negli spettacoli organizzati da mia madre, che aveva fondato l’associazione Ars Concentus. Ricordo in particolare la messa in scena di un bellissimo lavoro su Leopardi e Chopin.
Come avvenne l’incontro con il musical?
Per caso. Era il 1990 e nella classe di canto di Reggioli, c’era un collega che insegnava a Tolentino. Parlò di me a Saverio Marconi, che stava tenendo i provini per A Chorus Line e questi, qualche giorno dopo, mi chiamò a casa e mi invitò a Roma. Quando partii con mia madre dalla stazione di Salerno, non sapevo che mi avrebbero scritturata e che sarei stata lontana da casa per nove mesi. Dio, che colpo fu per i miei!
Cominciò allora la sua passione per questo genere teatrale?
Più che di passione, parlerei di innamoramento folle. Un amore che devo a Saverio e anche al fatto di aver cominciato proprio con A Chorus Line, il primo musical prodotto in Italia, che per noi addetti ai lavori rappresenta una sorta di teatro nel teatro. Furono due anni di scuola, di tirocinio, in giro per i teatri italiani, con grande successo di pubblico. Grazie a quell’esperienza straordinaria, ho acquisito un metodo di lavoro che mi serve ancora adesso.
Diede addio alla danza?
Addio proprio no. La danza mi ha dato e mi da’ moltissimo. Soprattutto la corporeità, la naturalezza di usare il corpo nella recitazione e nel canto. Per molte persone, invece, il corpo è un impaccio.
Dopo A Chorus Line, seguirono altri musical e nel ’95 il debutto nell’operetta, con L’Acqua Cheta e Il Paese dei Campanelli.
Lì ho messo a frutto la mia preparazione di cantante lirica. Mi piace sperimentare generi diversi.
Nel ‘97 è arrivato il consenso unanime del pubblico e della critica, con il personaggio di "Rizzo" nel musical Grease, al fianco di Lorella Cuccarini.
Un’avventura bellissima, che è durata tre anni. Ho lavorato con una professionista eccezionale come Lorella, che è diventata mia amica e mi ha insegnato tanto dal punto di vista soprattutto dell’approccio con il lavoro, della costanza, dell’umiltà e della semplicità. Quella di Grease era una squadra straordinaria, con artisti del calibro di Giampiero Ingrassia, Amadeus, Mal, il salernitano Michele Carfora. E’ stato un successo incredibile: a Milano e a Roma abbiamo fatto repliche per 10 mesi… Ci siamo fermati solo perché Lorella nel frattempo era rimasta incinta.
L’interpretazione del personaggio di "Rizzo", che gioca a fare la dura, ma in realtà è soltanto una ragazza come tante altre, bisognosa d'amore e di coccole, le è valsa anche il premio come migliore performer femminile di musical.
Il ruolo di Rizzo è quello che amo di più, e vi sono legata in modo quasi possessivo. Ma quando ho saputo del premio, non ci potevo credere. Mi è scappato di dire: "Ma come, ho vinto proprio io!".
Subito dopo, sempre nel ’99, incontrava un’altra grande artista, Loretta Goggi, in Hello, Dolly!
La Goggi è un grande talento. Io credo che una brava interprete debba saper anche "rubare" il mestiere ai colleghi più esperti, nel senso di osservarli sul palcoscenico e di imparare. Io ho "rubato" molto da lei…
Ha "rubato" anche da Roberto De Simone?
De Simone è geniale, è inarrivabile. Concepisce il copione come una partitura musicale, non a caso definisce la regia come una "messa in scena". Mi ha dato tantissimo, soprattutto la consapevolezza di essere un’artista che in scena può creare delle cose, e non una semplice pedina di uno spettacolo. In questi tre mesi passati con lui a Napoli sono cresciuta molto. Mi ha messo di fronte a una nuova Renata, con pochi semplici input. Credo di aver avuto una gran fortuna a lavorare con lui e ad essere una delle sue "perle".
In mezzo agli spettacoli di lirica e di jazz, con l’omaggio a Bill Holiday, alle operette e ai musical, lei si è ritagliata uno spazio anche come una delle doppiatrici ufficiali della Disney in Italia.
Il doppiaggio cantato dei film di animazione è uno dei miei grandi amori. Quand’ero piccola, imparavo a memoria le canzoni degli Aristogatti, di Cenerentola, e sognavo di cantare per la Disney. Un sogno che si è realizzato a partire dal ’97. Ho cantato ne: "La bella e la bestia, un magico Natale"; "Il re leone II"; "La spada magica"; "La sirenetta II"; "Il principe d’Egitto II", fino ai recentissimi "Peter Pan ritorno all’isola che non c’è" e "Cenerentola II". Devo dire che lavorare per i bambini è davvero gratificante!
E’ vero che nel suo camerino porta sempre un pezzo di casa?
So che è un poco triste, ma in tournée ho un beauty che mi segue dappertutto, con le foto dei miei genitori e di coloro che amo, e tanti animaletti-amuleti, come le rane.
Come ha vissuto il distacco dalla sua terra?
Ho sempre avuto nostalgia di Cava, del sole, del mare della costiera, anche se all’inizio, lo confesso, ho provato una sorta di amore-odio per la mia città. Quando tornavo, mi sentivo un uccello in gabbia. D’altronde quando sei cresciuta in un piccolo centro e poi ti trasferisci in ambienti dove ti offrono la luna e riesci anche ad afferrarla, ritornare nel paesello è difficile e ti confonde. Il successo può sbalestrare…
E’ accaduto anche a lei?
Io sono rimasta una ragazza semplice di Cava de’ Tirreni, che quando torna dai suoi, va in piazza a fare un giro. Ho cercato di mantenere un equilibrio tra la persona che sta sul palcoscenico e viene acclamata dal pubblico e la persona che sta fuori. Il mio mestiere è bellissimo e noi artisti siamo fortunati perché ci divertiamo. Non a caso in inglese recitare si dice to play. Ho imparato perciò che non bisogna accanirsi nella ricerca del successo. Il successo è una cosa che arriva all’improvviso e, così come arriva, può anche andarsene.
Una "ragazza" che è legata anche artisticamente a Cava e a Salerno.
Sto tentando di fare qualcosa di buono anche nella mia terra. Dal ’96 sono la voce del gruppo salernitano di musica medioevale e rinascimentale "Antica Consonanza", animato da tre storici e musicisti bravissimi, Alfredo Lamberti, Guido Pagliano e Gabriele Rosco, con i loro strumenti d'epoca. Abbiamo inciso anche un cd: "La leggenda di Tristano e Isotta". E poi aiuto mia madre nella scuola "Laboratorio Arte Tempra", che sta sfornando molti giovani talenti...
Come Valeria Monetti, che dopo "Saremo famosi", è stata chiamata nel cast del musical "Sette spose per sette fratelli"…
Valeria è stata con noi sette anni. Le ho dato anche qualche lezione. E’ brava ed era tra gli elementi di spicco della scuola. Ma ce ne sono anche altri che possono emergere e avere successo... Comunque, senza nulla togliere a Valeria, non posso nascondere che sono contraria a trasmissioni come il Grande Fratello, Operazione Trionfo o Saranno Famosi, che catapultano sulla scena, da protagonista, gente che spesso non è preparata adeguatamente. E’ mortificante per chi ha fatto la gavetta e lavorato sodo. E poi, attenzione, lo sforamento della tv nell’ambito teatrale alla fine può inquinare il musical e far perdere qualità e spettatori.
L’anno scorso lei ha assunto anche la direzione artistica della rassegna teatrale "Autunno Cavese".
L’edizione del 2002 è andata molto bene, anche grazie all’aiuto dell’amministrazione comunale. Abbiamo proposto tra l’altro uno spettacolo a cui tengo molto, "E cammina cammina…", dalla canzone di Pino Daniele, confezionato su misura su di me da mia madre, che mette insieme vari generi musicali e parla anche della mia vita. In futuro vorrei portare nella mia città delle compagnie importanti. Il problema è che Cava, pur sfornando molti talenti, come Giuliana De Sio, non ha un teatro. Un vero scandalo!
A Salerno invece c’è il Teatro Verdi, che è stato riaperto qualche anno fa.
Sono innamorata del Teatro Verdi. E’ una bomboniera, che meriterebbe molto di più. In genere, invece, è incluso nelle terze riprese degli spettacoli. E’ un patrimonio che come cavese invidio. Mi piacerebbe portarvi un grosso musical. Già, perché non inserire Salerno nel grande giro del musical italiano?
A proposito di Salerno, la trova cambiata negli ultimi anni?
E’ diventata una città meravigliosa. Penso che presto – oltre che a Roma - metterò su casa a Salerno, anche se nel cuore resterò sempre una cavese…
I bene informati parlano di fiori d’arancio in vista. Deluderà i suoi molti fans…
Ebbene sì. Sposerò un salernitano. Come si dice, "moglie e buoi dei paesi tuoi". Spero che sia lo spettacolo più bello della mia vita, e più duraturo.
Chi è?
Non so se gli farebbe piacere vedere il suo nome sul giornale. Preferisco rispettare la sua privacy.
Il 9 gennaio lei inizia le prove de "I Dieci Comandamenti", un musical che ha trionfato in Francia. Emozionata?
E’ uno spettacolo mastodontico, un po’ come Notre Dame de Paris. Sarò Jokebed, la madre di Mosè. In dodici anni di carriera, forse è la prima volta in cui dovrò interpretare una donna che diventa vecchia. Sarò io ad aprire il musical. Speriamo bene…
(La Città di Salerno, 5 gennaio 2003)
Scheda biografica
Renata Fusco, una delle "reginette" del musical italiano, è nata a Cava de’ Tirreni il 20 luglio del 1969. Ha cominciato a studiare danza classica all’età di 6 anni, si è diplomata a 18, perfezionandosi presso Le Centre de Danse International Rossella Hightower di Cannes e con M. Trajanova presso il Teatro San Carlo di Napoli. Parallelamente ha studiato canto, dedicandosi sia al genere lirico che al musical. Nel ’90, è stata scritturata dalla Compagnia della Rancia di Saverio Marconi per la produzione dei seguenti musical: "A Chorus Line"; "La Piccola Bottega degli Orrori"; "Cabaret"; "Dolci vizi al foro". Nel ’95 ha debuttato nell’operetta come partner di Sandro Massimini, ne "L’Acqua Cheta" di Pietri e ne "Il Paese dei Campanelli". Dal 1996 svolge attività di doppiaggio cantato con la Walt Disney e per la Roy Film ed è la voce del gruppo salernitano di musica medioevale e rinascimentale "Antica Consonanza". Nel 1997 è entrata a far parte del cast originale di "Grease", musical con la regia di Saverio Marconi, nel ruolo di "Rizzo", accanto a Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia. Con questo ruolo nel 1999 ha vinto il premio IMTA come migliore performer femminile di musical. Nello stesso anno ha debuttato in "Hello, Dolly!", accanto a Loretta Goggi e Paolo Ferrari, nel ruolo di Irene Molloy. Nel 2000 e 2001, è stata protagonista di "Dance", accanto a Raffaele Paganini e Chiara Noschese, per la regia di Saverio Marconi. Nell’inverno 2002-2003 ha recitato in "Eden Teatro", di Raffaele Viviani, per la regia di Roberto De Simone.
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